DSA: cosa dice la ricerca neuropsicologica
La Dislessia Evolutiva (DE) viene ufficialmente definita come una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica (Lyon et al., 2003) e
su questa definizione esiste un ampio consenso tra gli studiosi a livello internazionale (APA, 1994; OMS, 1992), e recentemente anche italiano (Consensus Conference, 2007).
Si parla di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) quando un bambino ha delle difficoltà circoscritte nella lettura e/o nella scrittura e/o nel calcolo; ha uno sviluppo intellettivo nella norma e non presenta deficit sensoriali. La dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia costituiscono un gruppo eterogeneo di disturbi di origine neuroevolutiva, che non possono essere attribuiti né ad un ritardo cognitivo, né ad un handicap sensoriale, né a condizioni sfavorevoli dell'ambiente. La “specificità” è la principale caratteristica di questa categoria di disturbi, in quanto essi interessano, in modo significativo ma circoscritto, uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
"In questo senso, il principale criterio necessario per stabilire la diagnosi di DSA è quello della discrepanza "tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l'età e/o la classe frequentata) e l'intelligenza generale (adeguata per l'età cronologica), ... anche se esistono alcune difformità (anche a livello internazionale) su come concettualizzare, operazionalizzare, e applicare il criterio della
“discrepanza”. Dal riconoscimento del criterio della “discrepanza” come aspetto cardinale della definizione e della diagnosi di DSA, derivano alcune fondamentali implicazioni sul piano diagnostico:
- necessità di usare test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale, che l’abilità specifica;
- necessità di escludere la presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i risultati di questi test, come:
- menomazioni sensoriali e neurologiche gravi, disturbi significativi della sfera emotiva;
- situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale che possono interferire con un’adeguata istruzione.
... Altri criteri utili per la definizione dei DSA sono:
- il carattere “evolutivo” di questi disturbi;
- la diversa espressività del disturbo nelle diverse fasi evolutive dell’abilità in questione;
- la quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbilità); ...
- il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSA; ...
- il disturbo specifico deve comportare un impatto significativo e negativo per l’adattamento scolastico e/o per le attività della vita quotidiana. Consensus Conference, 2007, pag. 4).
Negli ultimi anni si sta aggiungendo, però, ai criteri citati in precedenza (criterio di discrepanza e criterio di esclusione) un altro criterio basato sulla resistenza a un trattamento specifico, sia inteso come intervento didattico (Raccomandazioni per la pratica clinicaper i DSA, solo «qualora nonostante un’attività didattica mirata [...] permangano significativi segnali di rischio è opportuna la segnalazione ai Servizi
Sanitari competenti»), mirato come la presa in carico da parte di specialisti (logopedista, neuro psicomotricista dell'età evolutiva, ecc.) (Vaughn e Fuchs, 2003).
Lo stato attuale delle conoscenze non consente di distinguere in modo definitivo le relazioni etiopatogenetiche fra i disturbi com-presenti; pertanto si tratta di un campo di studi che comincia a dare le prime indicazioni operative ma il fenomeno è ancora in fase di studio.
APPROFONDIMENTI
OMS
Il Sistema nazionale linee guida (SNLG) elabora raccomandazioni di comportamento clinico basate sugli studi scientifici più aggiornati, secondo il proprio metodo.
Il Sistema Nazionale Linee Guida - Istituto Superiore di Sanità - http://www.lineeguidadsa.it (documenti relativi alle Consensus Conference)
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